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75 anni fa iniziava la produzione in serie del primo Maggiolino

28 Dicembre 2020

 

La prima Typ 1 uscì dalla fabbrica tedesca di Wolfsburg il 27 dicembre del 1945, a guerra appena terminata. Un miracolo, se si considera il momento storico che stava affrontando la Germania, paese sotto shock, devastato dalla guerra e in attesa di processo dal Mondo.

Ma la volontà di alzarsi era tanta, forse troppa per aspettare il nuovo anno e nuovi eventi. Fra Natale e San Silvestro, esattamente il 27 dicembre 1945, a Wolfsburg iniziò la produzione di serie della berlina Volkswagen Typ 1, che contribuì fortemente ad una ripresa economica tedesca.

L’origine della Volkswagen risale agli anni Trenta quando Hitler commissionò a Ferdinand Porsche la famosa “auto da mille marchi”, per i lavoratori tedeschi. Agli operai, il regime nazista impose un accantonamento della quota del salario, da devolvere alla costruzione della fabbrica dell’Auto del Popolo, che dava diritto alla berlina che avrebbe costruito, a un prezzo agevolato. La prima “Typ 1” debuttò al Salone di Berlino del 1939, riscuotendo il dovuto successo. Questa prima Volkswagen si sarebbe dovuta però chiamare KdF-Wagen, traducibile come “l’auto della forza attraverso la gioia”, dal nome dell’organizzazione ricreativa nazista del Fronte dei Lavoratori Tedeschi. La guerra stessa e la conversione militare della fabbrica portarono alla luce solo 630 Typ 1, che non cambiò nome.

A conflitto concluso, la Volkswagen GmbH era ridotta in condizioni pessime, bombardata e in rovina.  Nel giugno 1945 intervenne l’amministrazione fiduciaria assunta dal Governo militare britannico, che l’aveva confiscata. Decisero allora che la Typ 1 sarebbe stata il mezzo di trasporto principale nella propria zona di occupazione e fu commissionato un ordine per 20.000 vetture, raddoppiato in soli quindici giorni. L’intera operazione fu affidata al maggiore Ivan Hirst, 29 anni, che grazie alla sua passione per le auto, la concretezza e la determinazione trasformò in pochi mesi un rudere bellico in un’operosa industria civile. Il cibo era razionato, le materie prime scarse. La manodopera venne fornita dagli ex prigionieri di guerra: furono le maestranze italiane e francesi a occuparsi dei lavori di muratura della nuova Volkswagen lavorando in condizioni molto dure, ma regolarmente stipendiate.

Le autorità britanniche videro nella ripresa dell’economia le fondamenta della democrazia nella nuova Germania. Per questo, appena passato il Natale, si iniziò la costruzione delle prime 55 Typ 1. Dopo le prime ovvie difficoltà, nel ’46 la produzione si assestò sui mille esemplari al mese: amministratori fiduciari lavorarono per la rinascita della Volkswagen, istituendo la rete commerciale, l’assistenza ai clienti e, dal 1947, iniziarono a esportare la Volkswagen che nel 1967 sarebbe stata definita per la prima volta “der Käfer”, il Maggiolino.

Da allora il successo mondiale che ebbe questa vettura è noto a tutti. Ferdinand Porsche, l’ingegnere austriaco che la ideò, era stato accusato di crimini di guerra e arrestato nel 1945. Liberato due anni più tardi, prima della morte nel ’51 ha comunque assistito al successo immediato della sua creatura, che sarebbe diventata una delle auto più longeve e vendute in tutto il mondo. Fu fabbricata per quasi sessant’anni fino al 2003, in Messico, in 21.529.464 unità, di cui circa 15,8 milioni unità costruite in Germania. L’ultimo esemplare della terza generazione lasciò la fabbrica di Puebla il 10 luglio 2019.  In famiglia, il Maggiolino è stato superato dall’altra “berlina per il popolo”, la Golf.

 

 Fonte: Volkswagen-newsroom.com